La
Carnia
La Carnia, regione alpina del Friuli, comprende il bacino del Tagliamento,
con i suoi affluenti Degano (Valle di Gorto), But (Canale di San
Pietro), ingrossata a sinistra dal Chiarsò (Canale d'Incaroio),
Fella (Canale del Ferro); confina a nord con la catena spartiacque
delle Alpi Carniche.
Sembra fosse abitata già nell'età del bronzo, intorno
al duemila avanti Cristo; lo fu sicuramente dai Carni, donde il
nome, genti di origine celtica che riuscirono per cinque secoli
a tener testa alle legioni romane e solo nel 115 avanti Cristo furono
sottomesse dal Console M. Emilio Scauro. Sotto Augusto avvenne una
vasta ribellione che fu domata a fatica, tanto che l'Imperatore
fece portare via dalla Carnia molti giovani che traslocò
nella laguna veneta dove, poi, sorse Venezia. Sommersa dalle invasioni
barbariche, nel 1420 passò a far parte della Repubblica di
Venezia con la quale divise le sorti sino al 1797, quando fu ceduta
da Napoleone all'Austria per effetto del trattato di Campoformido
che segnò la scomparsa della millenaria Repubblica Serenissima.
Tornò all'Italia dopo 69 anni, nel 1866, in seguito alla
terza guerra per l'indipendenza nazionale.
La denominazione Carnia, come territorio distinto dal restante Friuli,
si trova per la prima volta in un documento del 762.
Caratteristico il dialetto, lo stesso dell'intero Friuli, ma con
cadenze e con accenti tipici della cultura carnica; una lingua vera
e propria, ricchissima di radici e desinenze latine, che ebbe anche
poeti di valore.
Costretti da sempre a emigrare in tutte le parti del mondo, dove
sono ovunque apprezzati per la loro laboriosità e la loro
serietà, i carnici restano sempre legati alle civilissime
tradizioni della loro gente, alla casa avita, al "fogolar",
ai loro antichi usi e costumi, alle allegre villote e ai bei canti
che bene esprimono indole e sentimenti di un popolo animato da un
concetto quasi religioso della vita e della famiglia.